COMUNICATI STAMPA

 

 
 
 

12 Maggio 2006-888

Comunicato dell'Ordine ai Fratelli riguardante il film ispirato al romanzo di Dan Brown,

"Il Codice da Vinci"

L’Ordine Sovrano Militare del Tempio di Jerusalem

Considerato le volute falsità, che l'Ordine rigetta totalmente, contenute in detto romanzo e filmato e che nessuna opera d’arte o dell’ingegno umano o della volontà distruttiva con ogni mezzo divulgata e voluta da forze profane e profananti, possa spostare il punto della Fede in Gesù Cristo, Figlio Unigenito di Dio, nato da Maria Vergine, crocifisso e risorto, invita tutti i Fratelli e le Sorelle Chevaliers de l’Ordre a conformare il proprio comportamento al sentire della propria Vera Coscienza ed alla Volontà di Nostro Signore.

 

 
 
Terre d'Italia, 08 Novembre 2004 e.v. - 886 a.O.

REVISIONE DEL PROCESSO AI TEMPLARI

NOTIZIE DALL'ORDINE TEMPLARE O.S.M.T.J.

L'O.S.M.T.J. Ordre Souverain et Militare du Temple de Jérusalem - Gran Priorato della Lingua d'Italia, Associazione ONLUS, reg. n° 3087 con sede in Montevecchia Lecco, in accordo con i propri Statuti e Regolamenti, ha sempre sostenuto la sua volontà di giungere alla REVISIONE del Processo all'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo. Con questo fine si è sempre mosso verso ambienti vicini al Vaticano ed allo Stato Italiano e Francese. Bene, notizie molto credibili ci fanno veramente ben sperare per l'immediato futuro.

Invitiamo tutti i nostri Fratelli e gli Amici dell'Ordine a pregare perchè il Signore nella Sua infinita Luce ci conceda di vedere al più presto rimossa questa pietra secolare che ancora chiude un Sepolcro che non ha alcuna ragione di esistere.

Seguiamo le notizie che giungono da tutte le agenzie stampa con trepidazione e speranza.

 

Un Triplice Fraterno Abbraccio

O.S.M.T.J. Gran Priorato della Lingua d'Italia

Ad Maiora ......

La Presidenza

LtGM fr. Alberto Zampolli

O.S.M.T.J. ORDRE SOUVERAIN ET MILITAIRE
DU TEMPLE DE JERUSALEM

Gran Priorato della Lingua d'Italia

Luogotenenza Magistrale Internazionale

sede legale Montevecchia Lecco

 

 
 
Terre d'Italia, 26 ottobre 2003 e.v. - 885 a.O.

Sentenza rimozione Crocifisso da Scuola Italiana di OFENA.

 

COMUNICATO UFFICIALE DELL'ORDINE TEMPLARE O.S.M.T.J.

L'O.S.M.T.J. Ordre Souverain et Militare du Temple de Jérusalem - Gran Priorato della Lingua d'Italia, Associazione ONLUS, reg. n° 3087 con sede in Montevecchia Lecco, in accordo con i propri Statuti e Regolamenti, si dissocia fermamente dalla sentenza che consente di togliere il Crocifisso dall'aula di una scuola Italiana.

Tale decisione, forse legalmente valida ma sicuramente devastante dal punto di vista dell'Amicizia e della Convivenza fra le diverse Religioni che si affacciano attualmente sulla scena Nazionale ed Europea, porterà sicuramente ad una radicalizzazione e ad un fondamentalismo di lotta religiosa che allontanerà ogni possibilità di dialogo e di inserimento non solo fra le due più potenti Religioni, ma anche innescare una catena di eventi non facilmente determinabili ma sicuramente disastrosi sotto ogni profilo etico, morale ed anche fisico.

 

Un Triplice Fraterno Abbraccio

O.S.M.T.J. Gran Priorato della Lingua d'Italia

 

Commento

In merito a quanto sopra, vogliamo Fraternamente commentare un autolesionismo morale ed etico che, ne siamo certi, non trova eguali nel mondo intero.

1-Sicuramente qualunque sentenza di questo tipo della Magistratura è impugnabile e quindi suscettibile di correzioni.

2-Il Buonsenso comune suggerisce altre strade oltre all'uso della Ragione che non conduce certo in questa direzione di contrapposizione diretta fra Religioni.

3- Anche l'Intelligenza serve anche a far sì che non si creino queste situazioni.

Ma allora cosa può spingere un Magistrato, sicuramente giusto e corretto, ad emettere una tale sentenza?

Voglia di protagonismo molto comune di questi tempi? Non lo crediamo.

Voglia di Giustizia? Certamente! Ma come può essere Giustizia vera questa? Non lo crediamo.

Voglia di applicare una Regola del Codice Italiano alla lettera? Certamente sì.

Ma se sì, allora si dovrebbero chiudere occhi, naso ed orecchie, affidarsi ad un Computer montato sul Banco della Giustizia e sulla tastiera battere alcune parole sul fatto che interessa, chiudere il tutto premendo ENTER dopo aver scritto: Colpevole o Innocente (scegli).

Bene siamo certi che il Sistema funzionerà!

E siamo anche orgogliosi di aver dato il nostro contributo alla soluzione definitiva dei problemi che angustiano la Giustizia Italiana! Infatti basterà che da casa o dall'ufficio ci colleghiamo in rete ed avremo tutti la nostra sentenza privata, pronta e servita.

Questo ci piace!

Ad Majora..

La Presidenza

16 Dicembre 2004-886

I Giornali riportano la seguente notizia:

MILANO - [ m. c.] Nelle aule scolastiche italiane il crocifisso può restare dov’è. L’atteso pronunciamento della Consulta ha sancito l’ « inammissibilità della questione di legittimità costituzionale » sugli articoli in merito ai quali il Tar del Veneto aveva chiesto il giudizio della Corte.

Ne siamo oltremodo felici e sicuri che ciò sia un bene sia per l'Occidente che per l'Oriente.

La Presidenza

15/02/2006 20:55
Il Postulante Antonio C. ci invia questo:
Cari Fratelli in Cristo,
 
Un anno fà quando visionai per la prima volta il sito dell'O.S.M.T.J.  rimasi particolarmente colpito dalla lettera dell'Ordine in difesa della figura del Crocifisso nei luoghi pubblici e nelle aule delle scuole.
 
EBBENE OGGI ESULTO IN DIO e voglio comunicarvi una lieta novella appena " prelevata " dal sito ANSA.IT. Cristo è tornato nelle aule.....
 
Un TFA
 
 
News - In primo piano
titoloIL CROCIFISSO RESTA A SCUOLA, HA FUNZIONE EDUCATIVA
Crocifisso (Archivio) ROMA - Il crocifisso non va rimosso dalle aule scolastiche perche' ha 'una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni'; si tratta infatti di un simbolo 'idoneo ad esprimere l' elevato fondamento dei valori civili' (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, etc) che hanno un'origine religiosa e 'che sono poi i valori che delineano la laicita' nell'attuale ordinamento dello Stato'.

A pronunciare la parola definitiva sulla presenza sul crocifisso nelle aule scolastiche e' il Consiglio di Stato, che con una lunga e articolata sentenza ha respinto il ricorso di una donna finlandese, Soile Lautsi, che chiedeva la rimozione del simbolo cristiano dalla scuola media frequentata dai suoi figli ad Abano Terme (Padova) e che ora, amareggiata, parla di una decisione 'filosofica e non giuridica'.

In diciannove pagine, i giudici della sesta sezione di Palazzo Spada (presidente Giorgio Giovannini, estensore Giuseppe Romeo), fissano importanti paletti per definire - perlomeno sul piano giuridico, se non su quello politico e culturale - una 'querelle' che va avanti ormai da tre anni. Da quando, cioe', nel 2003 il presidente dell'Unione musulmani d'Italia, Adel Smith, fece ricorso al tribunale dell'Aquila per chiedere (e in un primo momento ottenere) la rimozione del crocifisso dalla scuola elementare di Ofena frequentata dai suoi figli. A seguire, i ricorsi al Tar del Veneto della mamma di Abano Terme e la battaglia contro il crocifisso del giudice del tribunale di Camerino Luigi Tosti (per questo sospeso dalle funzioni e dalla stipendio).

Per spiegare che il principio di laicita' dello Stato non e' contraddetto dalla presenza del crocifisso nelle scuole, il Consiglio di Stato premette: 'La laicita', benche' presupponga e richieda ovunque la distinzione tra la dimensione temporale e la dimensione spirituale e fra gli ordini e le societa' cui tali dimensioni sono proprie, non si realizza in termini costanti e uniformi nei diversi Paesi, ma, pur all'interno della medesima 'civilta' ', e' relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato, e quindi essenzialmente storica, legata com'e' al divenire di questa organizzazione'.

Insomma, diverso e' il principio di laicita' britannico da quello francese, statunitense e italiano. Premesso cio', il ragionamento dei supremi giudici di Palazzo Spada si snoda in questo modo: e' 'evidente' che il crocifisso e' 'un simbolo' che puo' assumere diversi significati, a seconda di dove e' posto: in un luogo di culto e' 'esclusivamente' un simbolo religioso, mentre in una sede non religiosa, come la scuola, puo' svolgere, 'anche in un orizzonte 'laico'', una 'funzione simbolica altamente educativa'. Quale? ' E' evidente che in Italia il crocifisso - afferma il Consiglio di Stato - e' atto ad esprimere, appunto in chiave simbolica ma in modo adeguato, l' origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua liberta' di autonomia della sua coscienza morale nei confronti dell'autorita', di solidarieta' umana, di rifiuto di ogni discriminazione, che connotano la civilta' italiana'.

Insomma, il crocifisso nelle aule scolastiche non puo' essere considerato un 'suppellettile, oggetto di arredo', ne' un 'oggetto di culto'; piuttosto - si legge nella sentenza - e' 'un simbolo idoneo ad esprimere l' elevato fondamento dei valori civili sopra richiamati, che sono poi i valori che delineano la laicita' nell'attuale ordinamento dello Stato'.

E mentre l'Eurispes rende noto che l'80,3% degli italiani si dice favorevole all'esposizione del crocifisso nelle scuole e nelle istituzioni statali, esultano i parlamentari e i ministri della Cdl. 'Anche i non credenti, quando conoscono e amano la cultura italiana, vedono nel crocifisso il simbolo di elevati valori umani', afferma il ministro dei Beni Culturali, Rocco Buttiglione (Udc).'Finalmente una sentenza che pone fine a una polemica lunga e inutile', dice il sottosegretario alla Giustizia Jole Santelli (Fi). Tra le fila di An la sentenza viene definita di 'significato morale essenziale' (Maurizio Gasparri), 'rilevante nella misura in cui contribuisce a non farci incamminare sulla strada della legge francese' (Riccardo Pedrizzi). Per il ministro della Riforme Roberto Calderoli (Lega) la decisione del Consiglio di Stato 'rappresenta la vittoria del buonsenso e dei nostri valori che, oltre che cristiani, sono valori di civilta' '.

L'unica voce di dissenso e' quella della Rosa nel Pugno: Enrico Boselli ritiene 'non sostenibile dal punto di vista dell'evidenza e della logica' la tesi del Consiglio di Stato. Parla di 'giorno triste per tutti' Silvio Viale, presidente della Associazione radicale Adelaide Aglietta e membro della direzione nazionale della Rosa nel Pugno, che con ironia afferma: 'La prossima volta il Consiglio di Stato stabilira' che il card. Ruini e' il simbolo dell'uomo laico'.
 
© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati15/02/2006 20:55

 

Ed ecco ancora:

DIRITTO AMMINISTRATIVO, DIRITTO COSTITUZIONALE, DIRITTO ECCLESIASTICO:
CONSIGLIO DI STATO: IL CROCIFISSO ESPRIME L'ELEVATO FONDAMENTO DEI VALORI CIVILI

Con una lunga e argomentata pronuncia il Consiglio di Stato si è pronunciato sulla legittimità della esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, disposto dalle autorità competenti in esecuzione di norme regolamentari.

Diversi sono i passaggi della Decisione che meritano particolare attenzione.

I Giudici del Consiglio di Stato si soffermano sulle diverse accezioni del principio di laicità, a seconda dell'ordinamento in considerazione: "non v'è dubbio che in un modo vada inteso ed opera quel principio nell'ordinamento inglese, laico, benché strettamente avvinto alla chiesa anglicana, nel quale è consentito al legislatore secolare dettare norme in materie interne alla chiesa stessa (esempio relativamente recente è dato dalla legge sul sacerdozio femminile); in altro modo nell'ordinamento francese, per il quale la laicità, costituzionalmente sancita (art. 2 Cost. del 1958), rappresenta una finalità che lo Stato potrà perseguire, e di fatto ha perseguito, anche con mortificazione dell'autonomia organizzativa delle confessioni (lois Combes) e della libera espressione individuale della fede religiosa (legge sull'ostensione dei simboli religiosi); in altro modo ancora nell'ordinamento federale degli Stati Uniti d'America, nel quale la pur rigorosa separazione fra lo Stato e le confessioni religiose, imposta dal I emendamento alla Costituzione federale, non impedisce un diffuso pietismo nella società civile, ispirato alla tradizione religiosa dei Padri pellegrini, che si esplica in molteplici forme anche istituzionali (da un'esplicita attestazione di fede religiosa contenuta nella carta moneta - in God we trust -, al largo sostegno tributario assicurato agli aiuti economici elargiti alle strutture confessionali ed alle loro attività assistenziali, sociali, educative, nell'orizzonte liberal privatistico tipico della società americana); in altro modo, infine, nell'ordinamento italiano, in cui quel simbolo linguistico serve ad indicare reciproca autonomia fra ordine temporale e ordine spirituale e conseguente interdizione per lo Stato di entrare nelle faccende interne delle confessioni religiose (artt. 7 e 8 Cost.); tutela dei diritti fondamentali della persona (art. 2), indipendentemente da quanto disposto dalla religione di appartenenza; uguaglianza giuridica fra tutti i cittadini, irrilevante essendo a tal fine la loro diversa fede religiosa (art. 3); rispetto della libertà delle confessioni di organizzarsi autonomamente secondo i propri statuti purché non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano (art. 8, 2° co.), e per tutti, e non solo per i cittadini, tutela della libertà in materia religiosa, e cioè di credere, non credere, di manifestare in pubblico o in privato la loro fede, di esercitarne il culto (art. 19); divieto, infine, di discriminare gli enti confessionali a motivo della loro ecclesiasticità e del fine di religione o di culto perseguito (art. 20). Dalle norme costituzionali italiane richiamate dalla Corte per delineare la laicità propria dello Stato si evince, inoltre, un atteggiamento di favore nei confronti del fenomeno religioso e delle confessioni che lo propugnano, avendo la Costituzione posto rilevanti limiti alla libera esplicazione della attività legislativa dello Stato in materia di rapporti con le confessioni religiose; attività che potrà praticarsi ordinariamente soltanto in forma concordata sia con la religione di maggioranza sia con le altre confessioni religiose (art. 7, 2° co., e art. 8, 3° co.)".

Tutto ciò per concludere che: "la laicità, benché presupponga e richieda ovunque la distinzione fra la dimensione temporale e la dimensione spirituale e fra gli ordini e le società cui tali dimensioni sono proprie, non si realizza in termini costanti nel tempo e uniformi nei diversi Paesi, ma, pur all'interno di una medesima "civiltà", è relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato, e quindi essenzialmente storica, legata com'è al divenire di questa organizzazione (in modo diverso, ad esempio, dovendo essere intesa la laicità in Italia con riferimento allo Stato risorgimentale, ove, nonostante la confessionalità di principio dello stesso, proclamata dallo Statuto fondamentale del Regno, furono consentite discriminazioni restrittive in danno degli enti ecclesiastici, e con riferimento allo Stato odierno, sorto dalla Costituzione repubblicana, ed ormai non più confessionale, ove però quelle discriminazioni non potrebbero aversi)".

E ancora: "È evidente che il crocifisso è esso stesso un simbolo che può assumere diversi significati e servire per intenti diversi; innanzitutto per il luogo ove è posto. In un luogo di culto il crocifisso è propriamente ed esclusivamente un "simbolo religioso", in quanto mira a sollecitare l'adesione riverente verso il fondatore della religione cristiana. In una sede non religiosa, come la scuola, destinata all'educazione dei giovani, il crocifisso potrà ancora rivestire per i credenti i suaccennati valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata ed assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica immediatamente percepibile ed intuibile (al pari di ogni simbolo) valori civilmente rilevanti, e segnatamente quei valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile. In tal senso il crocifisso potrà svolgere, anche in un orizzonte "laico", diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni".

Ed ecco il cardine della pronuncia: "in Italia, il crocifisso è atto ad esprimere, appunto in chiave simbolica ma in modo adeguato, l'origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell'autorità, di solidarietà umana, di rifiuto di ogni discriminazione, che connotano la civiltà italiana. Questi valori, che hanno impregnato di sé tradizioni, modo di vivere, cultura del popolo italiano, soggiacciono ed emergono dalle norme fondamentali della nostra Carta costituzionale, accolte tra i "Principi fondamentali" e la Parte I della stessa, e, specificamente, da quelle richiamate dalla Corte costituzionale, delineanti la laicità propria dello Stato italiano.

Il richiamo, attraverso il crocifisso, dell'origine religiosa di tali valori e della loro piena e radicale consonanza con gli insegnamenti cristiani, serve dunque a porre in evidenza la loro trascendente fondazione, senza mettere in discussione, anzi ribadendo, l'autonomia (non la contrapposizione, sottesa a una interpretazione ideologica della laicità che non trova riscontro alcuno nella nostra Carta fondamentale) dell'ordine temporale rispetto all'ordine spirituale, e senza sminuire la loro specifica "laicità", confacente al contesto culturale fatto proprio e manifestato dall'ordinamento fondamentale dello Stato italiano".

In conclusione: "si deve pensare al crocifisso come ad un simbolo idoneo ad esprimere l'elevato fondamento dei valori civili sopra richiamati, che sono poi i valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato. Nel contesto culturale italiano, appare difficile trovare un altro simbolo, in verità, che si presti, più di esso, a farlo".

(Consiglio di Stato - Sezione Sesta Giurisdizionale, Sentenza 13 febbraio 2006, n.556).

 

O.S.M.T.J. ORDRE SOUVERAIN ET MILITAIRE
DU TEMPLE DE JERUSALEM

Gran Priorato della Lingua d'Italia

sede legale Montevecchia Lecco

 

 
 

Terre d'Italia, 18 Marzo 2004 e.v. - 886 a.O.

COMUNICATO UFFICIALE DELL'ORDINE del TEMPIO SULLA DISCENDENZA

L'O.S.M.T.J. Ordre Souverain et Militare du Temple de Jérusalem - Gran Priorato della Lingua d·Italia, Associazione ONLUS, reg. n° 3087 con sede in Montevecchia Lecco, in accordo con i propri Statuti e Regolamenti, è giunta dopo 2 anni di ricerche e di Studi, coadiuvati dallo Studioso di Storia Templare, il Cav. Luciano Sciandra di Roma, che ha fornito la documentazione e  ci ha consentito di imboccare i giusti e tortuosi sentieri che hanno condotto, infine, alla certezza di aver finalmente ritrovato l'Ultimo

 GRAN MAESTRO DELL'ORDRE SOUVERAIN ET MILITAIRE
DU TEMPLE DE JERUSALEM O.S.M.T.J. che è attualmente
l'unico e regolare Ordine discendente dalle Antiche Tradizioni

Nel lontano 1965, l'allora  Gran Maestro

S.E. CONSTANTIN dott. PLATOUNOFF

regolare successore del (1830)  GM Bernard-Raymond Fabrè Palaprat  che nel 1804 rifondò l'Ordine del Tempio,

aveva nominato, con regolare Investitura e Bolla datata 18 marzo 1965, 

Son Altesse Sérénissime,
Monseigneur le Comte Pierre PASLEAU de CHARNAY,
Duc et Prince de Surmont-Charnay,
Prince du Saint-Empire Romain
 
 
L'O.S.M.T.J. Ordre Souverain et Militare du Temple de Jérusalem - Gran Priorato della Lingua d’Italia, Associazione ONLUS, reg. n° 3087 con sede in Montevecchia Lecco
 
VISTA


Bolla del 18 marzo 1965

 
la valida Documentazione all'uopo raccolta   RICONOSCE   quale Unico Gran Maestro del nostro rispettabile ordine O.S.M.T.J. Ordre Souverain et Militaire du Temple de Jérusalem
 
SAS Monseigneur le Comte Pierre PASLEAU de CHARNAY,
Duc et Prince de Surmont-Charnay,
Prince du Saint-Empire Romain
 

che nell'a.D. 1985 - 867 a.O. aveva provveduto a chiudere l'Ordine in sé stesso a causa delle defezioni e tradimenti della Carta dell'Ordine che hanno prodotto una miriade di gruppuscoli sedicenti templari e, contemporaneamente, un uguale numero di sedicenti Gran Priori, Gran Maestri, Gran Siniscalchi, Gran Maniscalchi ed altro che non hanno assolutamente alcuna autorità o autorizzazione ad operare da parte dell'O.S.M.T.J. il cui unico Rappresentante, per le Terre d'Italia, è

O.S.M.T.J. Ordre Souverain et Militaire du Temple de Jérusalem

 Gran Priorato della lingua d'Italia

 n° 3087 di registrazione presso lo stato italiano e con Sede Ufficiale in Montevecchia Lecco.

In un'ottica di un vero Ecumenismo Templare l'O.S.M.T.J. opererà affinché tutti questi Ordini possano un giorno riconoscersi in un'unica Grande Associazione di Cavalieri Templari con un'unico fine: la continuazione vera ed assoluta dei Giusti Valori del Tempio e della Carità Umana.

Il presente comunicato viene emesso per conoscenza generale ed a tutti i Media Italiani, Belgi e del Mondo tutto.

Un Triplice Fraterno Abbraccio

O.S.M.T.J. Gran Priorato della Lingua d'Italia

 Il Presidente Gran Commendatore

Il Cancelliere

Il Precettore

La Segreteria, i Grandi Ufficiali, gli Ufficiali, i Commendatori, i Chevalier de l'Ordre  tutti.

 

 

 

 
Il Fratello Mario e l'Unico Referente
E quei minuti hanno ripercorso la Storia...

Nel 1118 (1101/1103) Ugo de Pagani ed i suoi 8 (9) Cavalieri iniziarono la nostra Storia. Da allora sono successe veramente tante  cose. Ma la fedeltà ed il riferimento spirituale al Papa di Roma, per noi Templari, non è stata mai in discussione. Stavolta, però, Giovanni Paolo II° ha in verità incarnato il Sogno Templare di unione e rispetto tra i Popoli e le Religioni. Lui è il nostro primo Cavaliere dell'era moderna. Il Suo insegnamento è nei nostri cuori ed il Suo Sogno di Pace camminerà per sempre nella mente e nelle gambe di ogni Templare, come un alito di vento lo porteremo attraverso il mondo, in ogni tempo ed in ogni luogo. Come da sempre, il nuovo Papa, Benedetto XVI°, può contare su di noi e sulla parola di Pace e fratellanza che vorrà affidarci. Un tempo consacrammo la nostra vita alla difesa di Gesù Cristo ed al Papa. Allora, attraverso la nostra Vita, il nostro Sangue e le nostre Spade. Oggi, attraverso la nostra Vita e le nostre Opere.

I Cavalieri Templari Ti onorano e ti salutano Santo Padre. Eterna Vita a Te, Vicario di Cristo, Padre Santo.

Martedì 5 aprile, verso le nove di sera il nostro Mantello dell'Ordine si è poggiato sul pavimento Vaticano, davanti al nostro Unico Referente, Papa Giovanni Paolo II°, per renderGli l'estremo omaggio. L'ultimo saluto su questa madre terra. Un nostro Fratello è andato con estrema riverenza ed estremo amore ad inginocchiarsi davanti a Lui, come nei tempi antichi. Lì, inginocchiato, in quei lunghi minuti il tempo ha ripercorso la Storia. Sono stati brividi di Luce e d'Amore intrisi di un'intesa e di una sintonia Mentale Superiore che stringeva l'uno all'altro: il Papa ed i Suoi Cavalieri. Il fratello Cavaliere, da noi delegato, cha ha varcato le Porte Vaticane per rappresentare l'Ordine Osmtj, pur potendo, forse, accedere per vie preferenziali, ha fatto, per disposizioni del nostro Magistero, il percorso insieme a tutti i Pellegrini con il suo mantello sul braccio, come si conviene ad un Povero Cavaliere dei Cristo. Ma, ad un tratto, dopo oltre dieci ore di fila in piedi senza mai sedersi e mancandone probabilmente altre quattro o cinque ancora, un Disegno Superiore ha voluto che il nostro Fratello giungesse al cospetto della Santa Salma del nostro Papa attraverso il tragitto preferenziale riservato ai Diplomatici ed ai Religiosi autorizzati che porta verso una seconda entrata, più larga e libera. Il cammino del giovane Templare pellegrino verso il Vicario di Cristo si era inaspettatamente e misteriosamente spianato. Si avvia con tutto l'amore che ha nel suo cuore a rendere omaggio come Uomo e Cavaliere dell'Ordine alla Santa Salma del suo Papa ed a compiere la sua Missione. Nessuno sa chi è ma tutti lo invitano a passare, anche le Guardie Svizzere. E' un'emozione continua, qualcosa di mistico e sovrannaturale. Il giovane Templare entra in San Pietro, sulla soglia bacia il pavimento della Grande Basilica poi si rialza. Sa e sente che deve rendere omaggio al suo Papa come un Cavaliere Templare dei tempi antichi, come nella Storia. Una voce dentro di sè: "Vieni, La preghiera dei Cavalieri Templari è in te.. non avere paura".

Tutto si fà serio ed intensissimo. Intorno al Cavaliere sembra non esistere più nulla. E' appena entrato nella Basilica di san Pietro ed è come avvolto da un limbo di luce e di sintonia filiale col Santo Padre. Il nostro Fratello Cavaliere dispiega con estrema decisione ed amore il suo Mantello Crociato e lo indossa. All'improvviso tutto intorno diventa calmo e sereno, assoluto. Il cavaliere Templare, avvolto del suo Bianco Mantello, attraversa sicuro tutta la Basilica mentre i presenti si fanno leggermente da parte creando quasi un corridoio, unico e privilegiato. Ora, in un'atmosfera di grande rispetto, nel privilegio e nella calma più assoluta riservatagli da Dio, è giunto al capezzale del Santo Padre e lì, il giovane Crociato si inginocchia. Lì ha pregato e lasciato le preghiere di tutti i Crociati suoi Fratelli Templari dell'Osmtj italiani e del Mondo intero e quelle dei giovani Templari  che hanno voluto o avrebbero tanto voluto essere lì, presenti, a pregare per il loro Unico Referente in quei lunghi minuti di grande quanto misteriosa comunione. Nessuno ha interrotto quel intenso legame filiale.

Tutto fa presagire che qualcosa di importante accadrà in futuro. Ci sono emozioni e case accadute in quei lunghi momenti che hanno creato un filo con la Storia, creando la stessa magia, lo stesso Amore e la stessa Devozione e riverenza come negli anni di luce d'amore tra i Poveri Cavalieri di Cristo ed il loro Riferimento in terra, il Papa. Davanti al Papa il Cavaliere Templare si inginocchia. Come nella Storia, al capezzale di Giovanni Paolo II°, il nostro Fratello Cavaliere, delegato dall'Osmtj, si è inginocchiato portando il saluto di tutto l'Ordine. il Mantello Bianco con la Croce Vermiglia è risceso di nuovo, come nei tempi antichi, fino a toccare e poi adagiarsi sui pavimenti Vaticani, a coprire il Cavaliere Crociato inginocchiato davanti al suo Papa.

da Cales